i 3b15593343ab917d by Unknown

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autore:Unknown
La lingua: eng
Format: epub


47.

Con gesti lenti, Shaw indossò una camicia molto larga, attento a non toccare il massiccio

bendaggio al braccio sinistro. La ferita era così ampia e profonda che il chirurgo aveva dovuto ricucire i due lembi di carne. Era intervenuto anche un chirurgo plastico che aveva fatto quanto di meglio le era stato possibile al momento. Sarebbero rimaste le cicatrici, aveva spiegato a Shaw, a cui in realtà non avrebbe potuto importare di meno.

"Una volta tolti i punti, potremo fare un'altra operazione, sistemando meglio le cose"

aveva suggerito la dottoressa.

"No" aveva risposto Shaw senza esitare. Era ancora in grado di sparare, e quella era l'unica cosa che gli interessava.

Fortunatamente la lama del seghetto aveva mancato i tendini e non c'erano state neppure

lesioni ai nervi. Il medico però aveva puntualizzato: "Se quella lama avesse colpito un centimetro più a destra o a sinistra, forse adesso non saremmo qui a parlarne".

Ci sarebbe voluto un po' di tempo prima che Shaw recuperasse pienamente le forze, ma i

medici gli avevano assicurato una guarigione totale.

«Voglio andare a Londra. Oggi» annunciò Shaw, mentre finiva di riempire la borsa nella

stanza dell'ospedale.

«Lasciami indovinare perché» disse dalla sua sedia Frank, di cattivo umore.

«Qual è il mezzo più veloce?»

«Di questi tempi, il treno che viaggia nel tunnel sotto la Manica. Arrivi a Londra nel tempo che ti ci vorrebbe a superare i controlli del De Gaulle.»

«Un volo privato?»

«Mi dispiace, ma al momento non ne ho disponibili.»

«Allora prenotami un posto su quel treno. Nel primo pomeriggio di oggi.»

«Sei sicuro di volerlo fare?»

«Tu prenotami quel posto, Frank.»

«Okay. E poi?»

«Dov'è Katie James?»

Wells sembrò sorpreso. «Perché?»

«Voglio ringraziarla.»

«Sei fuori di testa? Dopo quello che ha fatto?»

«Quello che ha fatto è stato attraversare mezzo mondo per venire a vedere come stavo.

Dov'è?»

«Che mi venga un accidente se lo so. Non sono il guardiano della signora. Avevo già abbastanza da fare con te.»

«Dimmi dov'è.»

«Cos'è successo alla vecchia regola di me che do gli ordini e di te che li esegui?» fece Frank sarcastico.

«E finita quando Anna è morta, perché adesso non me ne frega più niente di niente. Dov'è

Katie?»

«Te l'ho detto, io non...»

«Tu non lasci mai che qualcuno se ne vada via tranquillamente e basta» l'interruppe Shaw. «Dov'è?» ruggì.

Wells guardò fuori dalla finestra. «A casa di un suo amico che al momento è all'estero. In

una trasversale di Rue de Rivoli, vicino all'Hotel de Ville.»

«Voglio l'indirizzo. Puoi procurarmi una macchina?»

«E tu puoi guidare con quell'ala spezzata?»

«Purché l'auto non abbia il cambio manuale, sì.»

Frank l'aiutò a indossare la giacca. Shaw afferrò la borsa con il braccio sano.

«Senti, mi dispiace per Anna» disse Wells. «Mi dispiace davvero. E, che tu ci creda o no, ti avrei lasciato andare dopo il matrimonio. E ora puoi prenderti tutto il tempo che vuoi.»

Il viso di Shaw si rabbuiò. «Perché diavolo me lo dici adesso? E, tanto per la cronaca, come mai sei così generoso da lasciarmi del tempo libero?»

Wells si avvicinò alla finestra, poi si voltò. «Sto solo cercando qualche skinhead» rispose con un sorriso.

«Perché, Frank? Tu mi odi. Io ti odio. Non è esattamente un rapporto di lavoro splendido,

ma se non altro le regole di base sono chiare.»

Frank si lasciò cadere sulla sedia, gli occhi fissi sulla parete. «Come credi che io sia arrivato a lavorare per questa bella organizzazione?»

«Dimmelo tu.»

Wells spostò lo sguardo su Shaw. «Ho avuto la stessa scelta che hai avuto tu. E sono ancora qui.»

Shaw lo guardò a bocca aperta. «Sei stato incastrato anche tu! E allora? Hai deciso di farla pagare a me?»

«Già! E, giusto per essere chiari, io ti odio ancora.»

«Grazie, Frank. E io che pensavo che la mia vita non potesse più migliorare.»

Wells si guardò le mani tozze. «E doveva amarti davvero. Io non ho mai avuto nessuno così.»

«Be', adesso non ce l'ho neppure io.» Shaw si fermò davanti alla porta. «Il corpo di Anna è ancora all'obitorio di Londra?»

Frank annuì lentamente. «Non hanno consegnato nessuna salma. Le indagini sono in corso» precisò inutilmente.

«Lei avrebbe voluto essere sepolta in Germania. Sono sicuro che i suoi genitori se ne stanno occupando.» Una parte della mente di Shaw non riusciva ad accettare, né tanto meno

a comprendere, il fatto che stesse parlando con tanta calma e tanta razionalità del funerale di Anna. D'improvviso ebbe la sensazione che, se non fosse uscito subito all'aria aperta, avrebbe preso fuoco.

Frank lo seguì fuori dalla stanza. «Hai intenzione di andare a parlare con Katie James adesso?»

«Sì.»

«Vuoi che venga anch'io?»

«No.» Shaw si fermò di colpo e si strinse il braccio ferito con evidente sofferenza.

Wells gli passò un braccio sulle spalle con un gesto consolatorio. «Mi dispiace per il casino con quei nazi fanatici.» Il tono sembrava sincero. «Tipico pasticcio da mano destra che non sa cosa fa la sinistra. Non succederà più.»

«Come no.»

Uscirono dall'ospedale e, mentre si dirigevano verso l'auto in attesa, Frank fece una telefonata. Scrisse qualcosa su un foglio e lo tese a Shaw. «L'indirizzo di James.»

«Grazie.»

Shaw scivolò al posto di guida e poi sporse la testa dal finestrino. «Telefonami per darmi

le indicazioni del treno.»

Wells annuì, accigliato. «Andrai solo a vedere il corpo di Anna, giusto? Non andrai neppure nei dintorni della sede del Phoenix Group, giusto?»

«Ci vediamo.»

«Maledizione, Shaw, tu non ti devi neanche avvicinare a quel posto. Mi hai sentito?»

«Ti propongo un affare, Frank. Un affare così buono che non potrai rifiutarlo. Vuoi sentirlo?»

Wells lo guardò sospettoso. «Come faccio a saperlo?»

«Tu mi lasci indagare sul Phoenix Group.»

«Senti...» cominciò Frank, ma Shaw continuò a parlare a voce più alta.

«Se me lo lasci fare, lavorerò con Royce dell'Mi5 su quella storia dei russi.»

«Io non credo che...»

Shaw l'interruppe. «E ci aggiungo ancora qualcosa. Tu accetti e io continuo a lavorare per

te finché non stramazzo.»

Wells rimase in silenzio per un lungo momento, poi chiese lentamente: «E il tuo ritiro?».

Shaw gli lanciò un'occhiata che trasmetteva sia impotenza sia minaccia. «Ritiro per fare cosa? Allora, affare fatto?»

Frank esitò un attimo. «Sì, certo.»

Fece per aggiungere qualcosa, ma Shaw era già partito con uno stridio di pneumatici.

Wells si voltò e si incamminò lungo la strada, alla ricerca di un bar e di qualcosa da bere.



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